La Tempesta

Marco Cappa, in questa sua composizione, riscrive in un’inedita prospettiva musicale La Tempesta di Shakespeare, nell’ottica del corso I drammi romanzeschi di Shakespeare II:  Il racconto d’inverno e la Tempesta, Letterature comparate B, mod. 2, prof.ssa Chiara Lombardi.

La riscrittura che vado a presentare è una piccola suite di due movimenti ognuno dei quali incentrati su due personaggi del dramma romanzesco shakespeariano. I due soggetti che ho voluto analizzare sono Ariel e Calibano, entrambi rappresentanti della natura ed entrambi servi o schiavi di Prospero. Ho voluto utilizzare per questi due brani tre strumenti a me non così vicini, ma comunque dal timbro molto caratteristico e a mio parere azzeccato per i due esseri presi da me in considerazione. Il flauto traverso con i suoi acuti e la sua velocità mi è subito sembrato perfetto per Ariel, mentre il fagotto con il suo timbro scuro e cavernoso mi ha fatto pensare a Calibano. A chiudere il triangolo l’oboe che con il suo suono funge quasi da collante tra le sonorità alte e basse dei due strumenti prima citati. Parlando del livello compositivo per quanto riguarda il primo brano, quello dedicato ad Ariel, mi sono voluto concentrare di più sulla sua natura di spirito del vento e sulla sua capacità di mutare forma e diventare invisibile, tenendo anche conto però del suo desiderio di libertà. Il primo tema viene suonato dal flauto per poi essere rafforzato anche dal timbro dell’oboe. In seguito i tre strumenti entrano in un secondo periodo musicale più serio caratterizzato dal ritornello. Superata questa parte il flauto e l’oboe introducono la ripresa dove il fagotto suona il tema principale. Per Calibano invece ho voluto dare più importanza al suo essere un personaggio con delle sfumature poetiche più che alla sua bestialità. Il fagotto, che come già ho detto, è il protagonista del suo brano, esegue una melodia malinconica, con alti e bassi di forza e di frustrazione che però concludono in modo non positivo e disperato. Gli altri due strumenti diventano d’accompagnamento e traghettano il fagotto verso la sua triste fine ripetendo la melodia e spartendosi gli elementi accordali dell’armonia.

Marco Cappa, (Casale Monferrato, classe 2000), si avvicina da piccolo alla musica con il pianoforte, per poi passare al flauto traverso durante le scuole medie. Si innamora sin da subito del basso tuba, strumento grande e possente della famiglia degli ottoni. Dall’estate del 2014 studia la tuba (anche con il Maestro Enrico Montanari) e suona nella banda che lo ha fatto incontrare col suo strumento. Presso il liceo musicale di Novara ha studiato con i Maestri Simone Morellini, Francesco Rossi e Domenico Mazzù; con il Maestro Rino Ghiretti, invece, al Conservatorio statale di Torino, che frequenta ancora oggi. Oltre alla musica si interessa alle arti ed alle loro vie di rappresentazione. Dal 2018 è studente del corso di laurea triennale Culture e Letterature del Mondo Moderno, curriculum Arti e Letterature.

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