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Un inno alla libertà: Prometeo Liberatore

La seguente composizione, scritta da Stefano Morello, è un inno alla presa di coscienza pronunciato da Prometeo. Quest’opera è frutto di un progetto sulle riscritture di opere classiche come Le Metamorfosi e L’Iliade.

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Prometeo liberatore

And now I see the face of god, and I raise this god over the earth, this god whom men have sought since men came into being, this god who will grant them joy and peace and pride. 
This god, this one word: ‘I.’
(Ayn Rand)

Ma ancora manca l’esser più nobile del creato,                                        argilla nelle mie mani di dio rinnegato

Respira il soffio della vita
Tu, reso
a immagine e somiglianza del caosVolontà di questi falsi dèi è
oltraggiarti coi loro capricci
recluderti in questa cella d’oro e linfa,
rubarti la tua vera dimora
soggiogare con la muta complicità delle Parche
il tuo seme divino e
terminare il tuo regno non ancora

Iniziato

Uomo, figlio di Cielo e Terra

Spezza le catene
con cui fummo creati
Ignobili legacci
Rinnega anche me, figlio di Giapeto

e librati negli oscuri oceani

Conoscenza sarà la tua arma

Oscurità sarà la tua nemica
Nessun confine ti sarà precluso
maestro del fuoco e del sangue
Ergiti ora, reclama la tua dimora fra gli astriFa che la tua fiamma arda la trama
intessuta dai crudeli carcerieri del fato
Che la creazione rimanga nuda
così come si è venuta a generareTu,
sola creatura che possa veder le stelle
nella loro magnificenza
Volta il tuo viso al cielo e non curarti

dell’aurea magnificenza del tuo carcere

Lascia che queste sbarre cadano

assumendo la tua forma
nello sciogliersi della loro fragile durezza
e fa che formino
simulacri della tua gloriaAttraversa
questa rigogliosa desolazione
di granitiche ossa,
cammina nella maledizione
di un sentiero benedetto
e irradia col tuo etere
le oscure acque dell’eternitàChe gli dèi temano il tuo incedere,
il tuo bruciante desiderio,
la tua insolenza
Poiché sarà la loro fine
il tuo più grande trionfoLa tua fiamma danzante
disegnerà con le sue ceneri
le finestre sul trono
della vacuità che tutto genera
affinché la tua stirpe
vi possa sedereQuesto è il mio umile desiderio:
Riconquistar il cielo e gli astri
col parto delle mie fatiche
Col frutto del mio respiroE chissà se mai riuscirai
a estòllere fino alle dimore d’etere
il mortal grado,
fragile fiore di una terra crudele
Già, chissà…