La vera storia della Genesi

Pietro Gava, in questo suo componimento, riscrive e reinterpreta con toni leggeri e comici i primi capitoli della Genesi, dagli inizi alla creazione dell’arcobaleno, nell’ottica del corso Scritture delle origini. I miti e la scienza, Letterature comparate B, mod. 1, prof.ssa Chiara Lombardi. 

L’intento di questa riscrittura è raccontare in una nuova forma il processo creazionale biblico, mantenendo la veridicità contenutistica ma smorzando i toni dando note di colore e ironia. Con questo procedimento ho voluto desacralizzare l’argomento per disinvestirlo dell’aura di intoccabilità che normalmente assume un testo sacro e rendere la lettura più agevole e coinvolgente anche per un pubblico giovane.

*

Molti anni fa tutto era diverso
non c’era la terra, non l’universo.
Non c’eran le piante, non c’era la vita
o qualsiasi altra cosa sia mai esistita.
Vi era un unico Dio, e sentendosi solo,
volle far la Terra partendo dal Polo.
Così fece il primo, poi fece il secondo
ed è in così poco che nacque il mondo.
E quando ebbe finito la sfera,
s’accorse che ormai si era fatta sera;
anche la luce aveva inventato,
affinché il suo bel gioco fosse illuminato.
Decise di spegnerla, almeno di notte,
affinché le bollette fosser ridotte.
Il mattino dopo, facendosi giorno,
Dio si svegliò, guardandosi intorno:
deciso a impegnarsi con fervido zelo
fece le acque, poi fece il cielo.
E fu una gran lunga settimana,
senza nemmeno una pausa tisana:
prima le piante e gli alberi in fiore,
dopo le stelle, la luna ed il sole;
uccelli, animali e pesci nel mare
furon creati per popolare.
Ma il quinto giorno, un venerdì
(sempre si contino i giorni così)
prese un po’ di argilla, e con la sua mano
ecco creato il genere umano.
Lo fece simile a sé per diletto,
di tutto il creato il prediletto.
Ma tale favore durò assai poco,
forse per superbia, forse per gioco,
la prima fu Eva, poi il turno di Adamo
a coglier la mela dal vietato ramo.
«La colpa è tutta del serpente»
furon le parole del penitente;
ma Dio non lo ascoltava neppure,
riversò su di lui immense sciagure.
E fu così che Eva ed Adamo,
lei menzoniera, lui gran villano,
furono espulsi dal giardino divino:
a consolazione generaron Caino.
Tempo dopo fu il fratello Abele,
figliol più gradito a un Dio ancor crudele.
Visto preferito il fratello minore,
ecco che Cain, con rabbia e rancore,
si scagliò contro il malcapitato
e a oriente di Eden venne cacciato.
E dopo di loro una stirpe radiosa
con patriarchi e grand’uomini a iosa;
per secoli e secoli vissero in molti
diventando – ahiloro – malvagi e assai stolti.
Uno soltanto a Dio era gradito,
Noè si chiamava, uomo compito,
fedele, devoto, incorrotto ed eccelso:
insomma era chiaro che fosse diverso.
Il Signore infatti era pronto a inondare
un mondo di uomini da non salvare
«Tu solo, mio caro, di questo sei degno,
unico ancor colmo di fede e ritegno.
Su, fabbrica un’arca di legno e di pece
colma di animali: una coppia per specie.
Porta con te anche tua moglie ed i figli
prima che il diluvio, sprovvisti, vi pigli».
Per quaranta giorni piovve a dirotto
spazzando dal suolo quanto vi era sotto.
Ma sopra le acque Noè galleggiava
e sull’Ararat mesi dop si arenava.
Incerto sull’esito dell’acquazzone
più volte inviò un corvo in perlustrazione.
Poi, giorni dopo, una colomba bianca,
la qual, verso sera, tornò, un poco stanca:
portava nel becco un rametto d’ulivo;
le acque: sparite, il suolo: vivo!
E fu un nuovo inizio per la comitiva,
ogni specie, festante, dall’arca usciva;
sacrifici, offerte e perfino un altare
fu quanto Noè a Dio volle donare.
Così un’alleanza fu tra i due stabilita,
sola garanzia di morte e di vita,
un accordo divino a cui non venir meno:
a suggello, simbolico, l’arcobaleno.

Bibliografia
La Parola del Signore. La Bibbia interconfessionale, a cura di E. Pollet e L. Zonta, Elledici, 2009
Francesco Guccini, La Genesi, in Opera Buffa, 1973

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