L’origine

Alessandro Antonio Vercelli, in questa sua composizione, scrive un’inedito dialogo tra il cantore Esiodo e il titano Prometeo sull’origine e sul destino dell’universo, degli dei e degli uomini a partire dalla Teogonia esiodea, dalle Metamorfosi ovidiane e dal libro biblico della Genesi, nell’ottica del corso Scritture delle origini. I miti e la scienza, Letterature comparate B, mod. 1, prof.ssa Chiara Lombardi. 

L’origine consiste in una riscrittura della Teogonia esiodea trasposta in un dialogo tra il cantore Esiodo ed il titano Prometeo ispirato ai Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese. Il testo presenta contaminazioni con le Metamorfosi ovidiane e con la Genesi. I due protagonisti sulla cima di un monte parlano di quel mondo e di quell’umanità a cui hanno donato tutti loro stessi e che ora più nemmeno li riconosce. Tutto ciò che ha avuto inizio, avrà fine. «Tutto ciò che è stato, sarà. […] Sarà il Caos. Sarà il Nulla».

*

[Parlano Esiodo e Prometeo].

Esiodo
Nulla più rimane altrove di questo luogo, Prometeo; solo quando torno qui su posso rivestirmi del vero me, liberarmi della vacua e festante apparenza con cui mi rendo ogni giorno accettabile agli uomini e respirare nuovamente l’odore della vita.

Prometeo
Tutto ciò che potevi fare per loro l’hai fatto, Esiodo. C’è stato un tempo in cui la tua parola aleggiava limpida sulle terre, creava e dava forma all’universo, ogni giorno. Ora non ha più spazio, non è più nemmeno voce. È singhiozzo soffocato, muto.

Esiodo
So lo sconforto e la disillusione, Titano, dei tuoi occhi.

Prometeo
Disinteresse.

Esiodo
Come è possibile che tu, figlio di Iapeto, abbia potuto accettare la segregazione imposta da Zeus, ti sia piegato alla sua ragione?

Prometeo
Un Titano non accetta né è piegato. Zeus nulla può contro le forze del Tartaro. Quando ho plasmato l’uomo l’ho palpato con le mie mani, subito dopo avervi insufflato il soffio divino di vita, e già più non l’ho riconosciuto. Era corpo estraneo ormai, lui, generato dal fango, modellato dalle mie dita, freddo. Testardo.

Esiodo
Che cosa non hai subìto per lui, che cosa non hai patito per i doni che gli hai fatto?

Prometeo
Te l’ho detto, Ascreo, non ho subìto né patito: ho scelto. Speravo di trovare la morte scegliendo la punizione dell’accorto Zeus, ma mi illudevo ancora che la ragione potesse qualcosa contro le forze del Tartaro.

Esiodo
Ma dimmi almeno perché l’hai tanto favorito, l’uomo; come un padre onnipotente sei stato tu per loro.

Prometeo
E loro hanno scelto l’egidarmato Zeus. Ho tentato ancora di ispirare l’amore di me negli uomini, ho donato loro la carne nel sacrificio, ho ingannato l’Olimpico, ho donato loro che li riscaldasse il fuoco. Ma il freddo della loro carne, quel freddo che ho sentito tra le mie dita all’origine, non li ha mai più lasciati. Non c’è più spazio per l’amore della vita vera nel cuore degli uomini, forti della loro razionalità onnipotente, onnipotenti, come Zeus crede di essere.

Esiodo
Eppure anch’io ero uno di loro.

Prometeo
Ma tu hai saputo guardare il cielo profondo e battere le cime dei monti. Per questo sai.

Esiodo
Come ho potuto allora porre il mio canto, pur conoscendo la Verità, al servizio della celebrazione del grande Zeus?

Prometeo
Zeus non ha colpe. È dovuto cambiare tanto per poter continuare a vivere con gli uomini, proprio come hai dovuto far tu.

Esiodo
Io ero uno di loro. Ma non so far a meno, ora, di tornare qui, sulle cime dei monti dove ho incontrato le Muse, a respirare la vita.

Prometeo
Zeus non è mai tornato qui. Lui non è figlio di Memoria, lui non ricorda. Ha tentato di farla sua unendosi a lei, un tempo; ma la loro è stata una lotta inutile e figlie di questa lotta sono le Muse. L’attimo passato è vissuto per quello nuovo e più non ritorna, per Zeus. Zeus, addomesticatore del Tempo. Tu sei d’un’altra linfa, Esiodo, una linfa di vita millenaria e te soltanto hanno scelto le Muse, le figlie di Memoria. Tu ricordi. Tu torni.

Esiodo
Come posso accettare di vederli oggi, fanatici di formule e predizioni, credere a ciò che io da millenni ho cantato e scritto; veder loro prestare fede a uomini che studiano, predicono, sperimentano, postulano un futuro che verrà tra millenni infiniti? Eppure la fine è l’inizio. Ed è ora. Tutto è scritto. Ciò che è stato, sarà.

Prometeo
Questo dimentica Zeus, l’adunatore di nembi. Il Tempo non è cancellato. Zeus non lo ricorda, eppure loro sono là sotto e non tessono trame sovversive: loro sono, esercitano la loro forza, attraggono, turbano, piegano traiettorie, spazi, tempi. Ciò che è stato, sarà.

Esiodo
In quel canto che ho scritto e composto sta il segreto, la Verità. Ogni tanto penso che la scrittura debba esser figlia di Zeus: una concatenazione di parole, disposte in linea, le une dopo le altre.

Prometeo
E mai che l’uomo pensi a legger le altre dopo le une.

Esiodo
L’uomo non legge, non lo fa più; studia, analizza, scompone il canto. L’uomo non ascolta.

Prometeo
L’uomo vede, costruisce, viaggia. Il mio dono è la loro rovina e il loro vanto.

Esiodo
Ah, la grande tecnica! Croce e delizia degli uomini! Ma come può l’uomo che postula, calcola e predice non rendersi conto che tutto ciò che è stato sarà di nuovo?

Prometeo
Ti sbagli, Esiodo d’Ascra. Saremo di nuovo noi, saranno di nuovo le sofferenze e le gioie, quelle assolute. Ma l’uomo non sarà mai più e nella regressione del tempo non potrà rivivere nemmeno le Età perdute.

Esiodo
E di Zeus? Sai che sarà di lui?

Prometeo
Zeus sopravvivrà, si adatterà, come ha fatto per sopravvivere fino ad oggi. Zeus perpetua sé stesso. Sarà lui, ragione tecnocratica, a riportare noi e il Tartaro tutto a dominare l’universo, di nuovo.

Esiodo
Non finirà nemmeno così.

Prometeo
Tu non sai. Sei un uomo e più non sarai.

Esiodo
È da tempo che io più non sono. Ma loro, le Muse Eliconie, me l’hanno rivelato, e lo rivelano con le parole di ogni cantore del Vero. Eppure nessuno mai ascolta; non gli uomini, non voi, stirpe titania. Vi arrendete al canto, dimenticate, non ne reggete l’armonia, sonno e sogni vi subissano, vi fate cullare.

Prometeo
Taci, Esiodo, t’inganni.

Esiodo
Ciò che è stato, sarà, Prometeo. L’alto Olimpo tremerà, sarà sfilato dalle nubi in cui è accucciato da millenni e sprofonderà nel Tartaro che si aprirà. Vivrete. Ma così come foste generati, morrete. Sarete stipati nella Terra. Sarete il peso immenso. Sarete la forza pura ed incontrollata. Tutto piegherete a voi e tutto sarà inghiottito, con voi. Perderete il controllo.

Prometeo
T’inganni, Esiodo. I nostri padri posero fine una volta per tutte alla costipazione, fecero esplodere l’universo e lo fecero espandere. Liberarono le forze e generarono ogni cosa. Non tutto ciò che è stato sarà.

Esiodo
Tutto ciò che è stato, sarà. Saranno allora la Terra ed il Cielo.

Prometeo
Tu sei crudele, Esiodo.

Esiodo
Sarà il Caos. Sarà il Nulla.

Bibliografia
Esiodo, Teogonia, tr. it. di G. Arrighetti, BUR, Milano, 2020 [1984]
La Sacra Bibbia. vol. 1, tr. it. di E. Galbiati et al., Utet, Torino 1973
S. Hawking, Dal big bang ai buchi neri: breve storia del tempo, BUR, 2018 [1988]
Ovidio, Le metamorfosi, tr. it. di G. Faranda Villa, BUR, Milano, 2016 [1994]
C. Pavese, Dialoghi con Leucò, Einaudi, Torino 2014 [1947]

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