Tutti gli articoli di Valentina Monateri

Miti di fondazione – le riscritture dei classici

Cosa sono i miti di fondazione e perché ancora oggi è importante analizzarli e riscriverli? Un mito di fondazione riguarda la genesi di un sistema sociopolitico, è la prima forma di narrazione di un’entità organizzata che celebra con il mito l’aggregazione di persone in comunità. Un tema attuale da sempre e che per sempre resterà attuale. Celebrare questi sistemi significa celebrale la nostra umanità, il nostro bisogno di relazionarci con il prossimo per il raggiungimento dei nostri obiettivi, per la necessità di uno scambio culturale ed economico. Ricordare la fondazione della città di Torino o la leggendaria Atlantide, attualizzare ciò che per secoli ha destato meraviglia nei lettori, è un passo importante per legare nuovamente i singoli individui a quel senso di comunità spesso dimenticato; significa ricordare come ricordarono gli antichi che la fondazione di questi agglomerati sociali, di queste pseudo-città, e la loro possibile caduta, sia un evento degno di diventare mito e di essere ricordato e celebrato al pari degli dei. Dobbiamo nuovamente trovare questo senso di importanza nella comunità di cui tutti facciamo parte.

a cura di Matteo Bonino e della Redazione del Blog

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“True, I Talk of Dreams”

Una fantasia shakespeariana

di

Amelio, Alessandro; Anzelini, Simone; Bertolino, Valeria; Bova, Beatrice; Bruzzese, Sara; Camosso, Cinzia; Canale, Emanuela; Cetrangolo, Anna; Cosentino, Riccardo; Costarelli, Gianluca; Cozzolino, Valentina; D’Agostino, Martina; Dalmoro, Maria Sole; Filippetti, Irene; Giraudo, Giovanni; Longo, Flavia; Penalba, Célia; Petrelli, Alberto; Portis, Monica; Raimondi, Roberto; Rizzolo, Francesca; Rossi, Lucia; Ruci, Elisabeta; Sbicego Salzotti, Nora; Settesoldi, Erica Morgana; Todisco, Sofia

(2024)

Materia del dramma: “True, I talk of dreams” è una fantasia shakespeariana in abiti moderni.
Una giovane coppia di sceneggiatori inglesi si trova in Italia, tra Padova e Verona, per scrivere un nuovo film. Mentre Wife sogna di perdersi per le stradine medievali, Husband cerca l’ispirazione rifugiandosi nella sua fantasia: il risultato è un battibecco continuo. Dalle loro fervide immaginazioni prendono vita due vicende tra loro molto simili, ma con sostanziali differenze, attraversate dai personaggi e dai versi shakespeariani.
Husband immagina un burbero regista, Guglielmo Scuotipera, impegnato nella realizzazione del dramma conclusivo della sua gloriosa carriera di regie d’avanguardia. Nel corso di questa impresa, Scuotipera è accompagnato da Kate, sua moglie e fiore all’occhiello dei suoi drammi. Kate è un’attrice sul viale del tramonto che sfugge al carattere terribile del marito rifugiandosi in una relazione clandestina con Petruccio, il primo attore.
Anche se tutti gli elementi della commedia sono al loro posto, una triste tragedia attende gli spettatori. Gelosie, rimorsi, vendette sono all’ordine del giorno in questa compagnia d’attori impegnata a mettere in scena la più epica storia d’amore mai scritta.
Wife ha, invece, una visione differente. Ascoltando la storia di Husband, la giovane autrice realizza che l’infelicità di Romeo e Giulietta non si consuma tanto sulla scena, quanto nei cuori e nelle menti dei personaggi. In questa seconda fantasia, l’imposizione sociale che confina i generi nei ruoli imposti dall’ordine costituito si riflette nel dissidio dell’interprete che deve recitare una parte. Nel film di Wife, una sola è la vittima delle circostanze: ciò che è intimo, interiore e profondo diventa talmente nemico del personaggio da spingerlo al terribile gesto.
Ancora una volta, il teatro è uno spazio della scoperta delle identità e apre le porte a quel mondo insondabile che sta tra l’essere e il non essere.

Dramatis personae
Cornice

Husband
Wife

Dramatis personae
La Sfortunata Storia di Guglielmo Scuotipera e della sua Kate

Guglielmo Scuotipera, il regista
Petruccio, attore interprete di Romeo
Kate, attrice interprete di Giulietta
Due conduttori televisivi
Nello Scandalo, inviato speciale
Quattro attori, interpreti di Benvolio, Paride e Mercuzio e La Nutrice
Francesco Pretis, attore interprete di Frate Lorenzo
Due spettatori/soccorritori
Un attore che interpreta la guardia

Dramatis personae
A Star-crossed Play

Un regista
Nik, attor* che interpreta Romeo
Leo, attore interprete di Mercuzio
Giulietta, attore interprete di Giulietta
Due spettatori
Un attore, interprete di Madonna Capuleti
Un attore, interprete di Paride
Un attore, interprete di Tebaldo
Un attore, interprete del Principe

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The Witches’ Hat. Ultima notte a Glasgow

Linda Demichelis, in questa sua riscrittura, racconta le paure di una giovane protagonista nella sua ultima notte d’Erasmus in Scozia, terra del Macbeth. Realizzato nell’ottica del corso Letterature Comparate b, Verità e coscienza. Narrativa, poesia, teatro (Prof.ssa Chiara Lombardi)

“In questo racconto, l’ultima notte d’Erasmus in Scozia di una giovane studentessa si trasforma in una piccola odissea urbana al confine fra incubo e realtà. La città di Glasgow trascina Viola in un viaggio introspettivo guidato dall’enigmatica narrazione in versi di due Weird Sisters shakespeariane alla ricerca di una nuova sorella. Poesia narrativa, prosa e teatro si fondono per dare voce alle paure più profonde di una giovane adulta divisa fra il desiderio di fermare il tempo e l’inevitabile spinta verso il futuro, in una riflessione onirica su scelte, crescita e identità”.

*

Era solo giovedì sera, ma al Doublet Bar c’era aria di festa.
Il Doublet era il pub che i tifosi del Patrick Thistle avevano adottato per la Scottish Cup di quell’anno. Non avevano alcuna possibilità di vittoria contro la capolista, ma la sala con il grande schermo esplodeva ai boati di rabbia per i rigori assegnati ingiustamente, e di sorpresa per le reti mancate, che spesso coprivano gli sforzi musicali del giovane chitarrista di turno nella sala accanto. Ma quella sera, contro ogni aspettativa, il Patrick Thistle aveva messo a segno un goal insperato, che contava tanto quanto una vittoria in piena regola.
Il Doublet era esploso in ruggiti di gioia che si erano uniti ai festeggiamenti del club universitario di teatro shakespeariano, che celebrava il successo dell’ultimo spettacolo della stagione accademica. I veterani brindavano a quello che sarebbe stato l’ultimo allestimento della loro carriera universitaria, i freshmen al primo di una lunga serie.
Viola, la sola studentessa internazionale del gruppo, festeggiava l’unico.
Solo qualche ora prima era stata una Weird Sister sul palcoscenico del Cottiers, uno dei teatri più frequentati della città. Poche ore più tardi avrebbe dovuto imbarcarsi sul volo per tornare a casa, poco meno di un anno dopo essere atterrata a Glasgow.
«Viola! Viola, come closer! I loved you on stage tonight, girl! How would you say in Italian tomorrow, and tomorrow, and tomorrow?» urlò Steph.
«I think it would be something like domani, e domani, e domani». Steph annuì ridendo, fingendo di aver sentito.

Domani.

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Oltre la follia

Anita Mercatili, in questo brano teatrale, riscrive l’ Amleto di Shakespeare ambientandolo in un contesto contemporaneo all’interno di una seduta di psicoanalisi, che si colloca nel momento in cui Amleto si trova in uno stato di immobilità d’azione, in bilico tra l’agire per vendicare il padre o meno; realizzato nell’ottica del corso di Letterature comparate, Le forme del sonetto: da Petrarca a Shakespeare (Prof.ssa Chiara Lombardi).

“In questa mia riscrittura ho voluto far spiegare da Amleto stesso la sua follia e le ragioni che stanno alla sua base. Un Amleto moderno che si lascia analizzare in una seduta psicoanalitica, e che riporta i suoi monologhi sotto forma di flusso di pensiero e di racconto di un sogno rivelatore delle sue emozioni. 

*

Studio dell’analista.

Amleto suona il campanello. L’analista apre la porta invitandolo con un gesto ad entrare. Amleto entra nello studio con passo svelto, lo sguardo perso. Si siede di fronte alla scrivania.


AMLETO: Ho fatto un sogno questa notte dottore, un sogno strano, di quelli che la mattina fan rivoltare gli intestini, intendo.

PSICOANALISTA: Vuole raccontarmelo?

AMLETO: Certo, sì… Ero nella mia vecchia casa d’infanzia, non so se gliene ho mai parlato.
Era una bella casa, quella, non come questa di ora dove ogni oggetto sembra rovesciato, al posto sbagliato, quasi tradisca la posizione che gli era desinata.
Insomma, quella sì che era bella ecco, luminosa, profumata dai gigli in fiore in primavera e scaldata dal camino in inverno, candida nei colori, satura di voci.
Ero solo in salotto, mia madre mi chiamava dalla sua camera chiedendomi di aiutarla a rifare il letto.

PSICOANALISTA: Ha idea di quanti anni avesse lei nel sogno?

AMLETO: Non so, credo avessi l’età di ora. Sentivo quasi che quello in cui stavo vivendo fosse semplicemente un mondo possibile, un modo diverso in cui potevano stare le cose ecco.

PSICOANALISTA: (Prende nota su un quaderno) Prego, continui pure.

AMLETO: Insomma, salgo le scale per raggiungere mia madre, la aiuto a mettere il coprimaterasso, le lenzuola, la coperta estiva e le federe. Pieghiamo i pigiami da riporre sotto i cuscini, io quello di papà, lei il suo.
Accade, però, che io mi addormenti a terra una volta finito il lavoro e che mia madre mi lasci lì a riposare.

PSICOANALISTA: Mi perdoni la domanda, ma come mai a terra?

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Properata retexite fata! La catabasi di Romeo

Chiara Giordano, in questa sua composizione, immagina ciò che accade a Romeo dal momento in cui decide di morire per poter rivedere e amare, almeno negli Inferi, la sua Giulietta,  nell’ottica del corso di Letterature comparate, Shakespeare e il paesaggio culturale italiano (Prof.ssa Chiara Lombardi)

“Cosa accade nel lasso di tempo tra la morte di Romeo e quella di Giulietta? Nella speranza di riconciliarsi alla sua amata attraverso la morte, il giovane Montecchi discende agli Inferi come Orfeo alla ricerca di Euridice. In modo differente, certo. Romeo, infatti, si è ucciso a causa dell’erronea convinzione della morte di Giulietta; Orfeo, invece, tenta da vivo di riportare alla luce la donna che ama. Mentre quello del cantore tracio è un percorso all’insegna della disperazione e di un sogno realizzabile, quello di Romeo si configura come un viaggio altrettanto disperato ma avente come meta una tragica e macabra consapevolezza.”

*

[Romeo, ormai più speranzoso che afflitto, viene condotto attraverso le acque dello Stige su una barca colma di corpi inconsistenti e volti anonimi, senza scorgere la ragione della sua vita e della sua morte]

Romeo
Non più sole, non più luce e vampa investono il mio cammino. Chi son io, pellegrino privo d’una sacra meta? Accendi, mia dolce nemica in vita, una lampada che rischiari le tenebre, non lasciare che mi perda tra i flutti di questa tempesta. Come sono asceso verso il tuo proibito amore, nel nome dello stesso mi immergo ora nell’abisso.

Caronte
Taci, arciere senza più dardi. Perché abbai? In silenzio voglio menarvi all’altra riva, da cui nessuno più fa ritorno.

Romeo
Poiché insopportabile era il giorno, mi sono addentrato ora nella più oscura delle notti. Ho rinunciato al mio nome e raggiunto il più lontano dei mari, cos’altro devo fare per poter tornare a respirare grazie a un suo bacio?

[Da un angolo della barca emerge tra le ombre Paride]

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